giovedì 26 giugno 2008

Viaggio Naufragio e nozze di Ferdinando Principe di Napoli

Piedi a martello,
forse non basta
un campanellino tra le dita,
nemmeno.
Com’è fatto una bambino?


Un calderone delle streghe della Disney da cui escono sorprese, stregoni, folletti, marionette e cartoni animati. Viaggio, naufragio e nozze di Ferdinando principe di Napoli per la direzione artistica di Carlo Pressotto è una miscela vulcanica di immagini, di suoni e di colori che attraversano tutti o quasi gli stili di teatro e d’intrattenimento per l’infanzia dell’ultimo secolo. Ciò che sorprende (e un po’ rattrista) di questo progetto è la presenza ingombrante su tutte le tecniche e di narrazione della Walt Disney. Cambiano i nomi, qui è William Shakespeare che racconta in teoria, e quei due che ci accolgono nel nostro viaggio naufragio verso l’isola sono due Ariele, ma qualsiasi bambino e “adultino” non può che vedere Trilli e Peter Pan, le stesse movenze, lo stesso entusiasmo, lo stesso timbro di voce. Mentre annaspiamo nel mare, ci troviamo davanti la nave di Capitan Uncino, e una Ursula fatta uomo che ci dice che siamo naufraghi ma che non ci torcerà nemmeno un capello. E’ molto difficile immaginarsi Nettuno, anche con tutta la buona volontà. La filmografia Disney ci accompagna per tutto lo spettacolo, addirittura i costumi e gli intermezzi musicali sembrano costruiti secondo La logica americana. Su tutti Calimano sembra uscito dallo schermo del cinema per fare quest’apparizione al Festival e poi tornare a Los Angeles. Nella fisicità, nella voce, addirittura nelle esclamazioni ha ricalcato molti archetipi dei cartoni animati, che ovviamente fanno ridere però non danno spunti diversi da quelli abituali. Ovviamente la scenografia sfugge a quest’ombra incombente grazie alla maestosità del Real Albergo De’Poveri che più concreto di così non può essere, che permette agli attori di guadagnare credibilità e fascino, quando alzano la terra, si sdraiano sui ciottoli, saltano sui rami, quando insomma agiscono seguendo il loro corpo e non quello di un disegno. Paradossalmente, ma neanche troppo in realtà, colui che sembra meno influenzato dai fumetti è proprio il bambino aiuta la signorasignorina raccontare il complotto della Tempesta con le marionette. Il gioco tra i codici è molto interessante, dà spessore a questa scena in balia del cinema. Anche in questo caso però, la narrazione è molto spiegata e poco interpretata, viene lasciato poco spazio all’individualità dello spettatore, alle sua fantasia e alle sue scelte di attenzione. Persino le trovate più interessanti, come il racconto per simboli fatto dal Prospero pittore, dopo un po’ scivolano nelle paludi televisive. Forse però lo spaesamento era programmato, una trappola per naufraghi fatta di disegni, voci e campanelli che comunque fanno ridere perché solleticano i nostri sensi mentre ci danzano intorno.

Serenella Martufi

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