mercoledì 18 giugno 2008

CHIE CHAN E IO

Quattro donne, quattro voci attraverso le quali fluisce il monologo interiore di Kaori, un coro polifonico in cui le parole rimbalzano e si susseguono in una scenografia completamente bianca, onirica. L'adattamento teatrale del romanzo di Banana Yoshimoto porta in scena gli strati più profondi dell'anima di una quarantenne single e indipendente che scopre il bisogno dell'altro. Chie Chan, la cugina poco più giovane di lei della quale si prende cura dopo la morte della madre, è silenziosa, eppure riempie lo spazio con la sua presenza. Con i suoi fiori, con i suoi gesti ripetitivi crea per Kaori uno spazio di serenità. Chie Chan è come un caminetto acceso, il fuoco illumina, scalda il viso e dona un senso di pace e di appartenenza. Chie chan, con la sua presenza, infonde a Kaori una tranquillità così estenuata da sfociare in tenera malinconia e languore.
La paura della morte. Da un incidente, non grave, capitato alla cugina, si snoda la riflessione di Kaori. La morte delle persone amate, la morte di Chie Chan. Cosa accadrebbe se Chie Chan morisse? Da quella domanda, da quella paura si dipanano pensieri che si intrecciano, si sgretolano, si sviluppano in millle altri fili, a creare una ragnatela, un coro di voci, domande, desideri. La soddisfazione dei desideri materiali di lusso ed eleganza non appagano il desiderio dell'anima di dipendenza, non valgono la vita di qualcuno che ami. E' il significato di famiglia la base di questa riflessione. Cos'è la famiglia? Un mero legame di sangue, o un'affinità di anime? Stare insieme in silenzio, guardare il mare senza dire una parola. Il silenzio di Chie Chan riempie la casa e la vita di Kaori. Eppure, si scoprirà alla fine, Chie Chan non è realmente sangue del suo sangue, è stata cresciuta dalla zia ma non è sua figlia. Il legame non viene meno, la condivisione e l'intimità neanche. La famiglia è un caminetto acceso, l'odore della zuppa di riso preparata da Chie Chan, la famiglia è sentirsi piantati a terra con solide radici, la famiglia è non sentirsi soli.
Tutto cambia e, anche se impercettibilmente, si trasforma. Kaori prova a pensare a qualcosa di solamente suo: il bianco e il celeste di Napoli vista dal traghetto, le luci di Murano, l'azzurro della Cappella Sistina, il profumo dei limoni, il bacio nel silenzio dell'aereo di un uomo originale e misterioso, i fiori di Chie Chan, i ricordi, luoghi che superano i confini del tempo, il rosso di qualcosa che brilla nel petto, il luccicante mistero che ogni persona porta dentro di sè.

Eleonora Tedeschi

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