lunedì 23 giugno 2008

LE TROIANE

Il Critico Buono (d’ora in poi CB) e il Critico Cattivo (d’ora in poi CC) discutono delle Troiane di Euripide, visto al festival di Napoli per la regia di Annalisa Bianco e Virginio Liberti.

CB: Queste Troiane sono quello che il festival di Napoli e il teatro italiano si meritano in questo momento.
CC: La penso come te, è quello che si meritano…
CB: Un allestimento che fa i conti con il presente e con gli orrori delle guerre che ci circondano.
CC: Ero ironico.
CB: Sei solo complicato.
CC: E tu ti commuovi per niente. Ti basta l’evocazione di una guerra, un po’ di indignazione e ti fai andare bene tutto. Come si dice: stipendio fisso e coscienza inquieta.
CB: Non voglio litigare. Piuttosto parliamo dello spettacolo serenamente.
CC: E allora serenamente ti dico che l’idea principale di queste Troiane, fare recitare attori di mezza Europa nelle loro lingue, mi ha fatto venire il voltastomaco.
CB: Era solo un modo per fare capire che la tragedia delle donne di Troia consegnate come serve ai greci è una tragedia universale.
CC: Quello che c’è di universale, in questa tragedia, è che gli attori si traducevano in simultanea. Sembra una riunione del Parlamento europeo.
CB: Pensa piuttosto alla Cassandra portoghese che abbiamo visto, che attrice, che forza espressiva…
CC: Cassandra? Una Santa Maria Goretti col vestito della prima comunione. L’hai vista con gli occhi al cielo e la coroncina in testa?
CB: A me lo spettacolo non solo ha convinto, è piaciuto.
CC: Ma durante il funerale di Astianatte, uno dei momenti più struggenti del testo di Euripide, un attore si è messo a mangiare una banana…
CB: Forse citava Beckett.
CC: Samuel Beckett?
CB: Forse.
CC: Forse?
CB.: La banana.
CC: La banana?
CB: Ok, colpa del mio solito entusiasmo. Mi ammazzo.
CC: Non farlo.
CB: Lo faccio. Perché non dovrei?
CC: Perché queste Troiane sono quello che il festival di Napoli e il teatro italiano si meritano in questo momento.
CB: La penso come te, è quello che si meritano…

(il discorso si ripete all’infinito, criticamente)

Rosella Bettinardi

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