venerdì 20 giugno 2008

New Burlesque

L’irriverenza della pancia.
La carne in tutte le sue forme.
Natiche allegre.
Capezzoli danzanti.
Roteanti.

La sensualità del ventre. Non ha misura, non ha forma, non ha canoni. E’ il protagonista assoluto del New Burlesque. Senza parametri e senza regole. Ogni misura, ogni volume, ogni contorsione racconta una storia. Ogni corpo è un mondo. Ogni mondo ha i suoi costumi, i suoi abitanti, i suoi movimenti e dunque si scatena un erotismo ironico fatto di strass, di profumi, di musica, di sguardi, ciglia finte, tacchi alti, carne tremula, carne soda, carne ingorda, tatuata, intravista, spogliata. I gesti, la musica, i passi minuziosamente studiati, il ritmo incalzante che ci illude di assistere a qualcosa d’estemporaneo. Un privilegio per pochi, capitati lì per caso, compensati con una performance unica, che si esaurisce nel momento in cui noi la guardiamo. Quest’impressione però è studiata, è costruita; il pubblico si fida, lo spettatore è felice di potersi liberare per un’ora del perbenismo, del pudore, del rigore; come un bambino crede a tutte le storie che gli vengono raccontate. Crede alla Bombshell, alla Sirena, alla Obama, a Sexy Suzie, al Cowboy, alla Mafiosa. Soprattutto crede a Kitten on the Keys che guida la performance, diventa per tutta la platea una specie di matrona, un’ amica di vecchia data, con tatuaggi e capezzoli agghindati, “perché lei è così, è americana, è normale che beva limoncello dal suo reggiseno”. Forse è il fascino dell’americano, tradotto solo in parte da Marisa Laurito che gioca la parte dell’accompagnatrice, una figura a noi nota, di cui ci fidiamo, finché c’è lei a riportarci ogni tanto a casa, possiamo veramente abbandonarci a questi giochi. Forse è l’atmosfera da filmannicinquanta. Forse è l’apprensione che possa essere io la prossima ad essere coinvolta. Forse sono le battute spinte che non capiamo bene ma ci fanno ridere lo stesso. Forse è lo stupore nel vedere che una spogliarellista suoni tanto bene il pianoforte e l’ukulele. Forse sono le allusioni. Forse sono i brillantini che spruzzano dalle mutande, dai guanti, dagli occhi e dai capelli. Forse sono le posizioni, i salti, le molle, le coreografie. Forse sono i costumi, che all’inizio non mi piacciono ma poi pensandoci bene potrei provarli anch’ io quei perizomi, quei copri-capezzoli, col seno grande o senza seno, con la cellulite o i muscoli da ginnasta, bionda, bruna, quarantachili, centochili, occhi grandi, occhi piccoli, addominali, pinguedine, deltoidi, smagliature, bicipiti, curve, polpacci grandi, tacchi alti, minigonne, ballerine, calze a rete, nere, oro, rosa, fucsia. Forse perché adesso mi piace anche la mia pancia.

Serenella Martufi

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