venerdì 20 giugno 2008

P.O.M.P.E.I. 1° SCAVO Poco Ortodossi Maldestri Piccoli e Inutili

Scendiamo in quella che ha l’aria più di una cantina che di un teatro, gli stessi odori, l’aria fresca e umida dei palazzi antichi. Lo spazio è molto stretto, intimo. Escono tre figure da una sorta di colata che arriva fino alla prima fila. Tre danzatori si muovono davanti a noi come spinti da una forza inesorabile che impedisce loro di fermarsi. Ci invidiano nella nostra tranquilla immobilità di spettatori. Chiedono scusa. Scusa per il corpo, scusa per lo spazio, scusa per l’odore. In effetti sono così vicini da poter sentire il loro respiro affannato, da poter notare i loro occhi, uno diverso dall’altro. L’accento è sulle imperfezioni, assolutamente vietate per chi il danzatore lo fa di mestiere. La danza è perfezione, l’uomo è del tutto imperfetto. Il movimento, sporcato dall’individualità, diventa affermazione di umanità, personalità. Il nuovo spettacolo della Compagnia Caterina Sagna si compone di due scavi, questo napoletano è il primo, il secondo sarà presentato in Francia. Gli scavi rappresentano il ritrovamento di forme che sopravvivono a una catastrofe come quella dell’improvvisa colata del Vesuvio. Forme che sopravvivono alla vita stessa, alla fragilità della natura umana, oltre il confine del non esistere più. I corpi ritrovati a Pompei sono mere colate di gesso che, nella loro immobilità, hanno sconfitto il tempo e sono arrivati fino a noi. La loro perfezione risiede nella loro immobilità, protratta nei secoli. L’imperfezione umana è qui rappresentata, in tutta la sua bellezza, da una danza continua, un movimento incessante che trasforma i corpi, crea e distrugge per poi ricreare nuovamente, ogni volta in modo diverso.

Eleonora Tedeschi (Lettera 22)

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