venerdì 20 giugno 2008

P.O.M.P.E.I. – 1° Scavo. Poco Ortodossi Maldestri Piccoli E Inutili

PRIMEPAROLE. Scusate odore, occhi, corpo soprattutto. Devo portarmelo dietro. Bianchi di gesso che non sappiamo più cos’è successo. Lava vulcano lava nostri corpi. Siamo nei versi di stessa preghiera. Diversi versi. Contraddistinte iridi.

Il Teatro Instabile è una sorta di cantina. Umida al punto che, prendendoli in mano, i programmi lasciati sulle sedie vengono su come stracci. Il suono attutito di piccole tossi, luce bianchissima, “state attenti ai fili”. Dall’antro/tenda nascono poi tre figure, affiorano da una colata di lava che è un telo elastico come di lenzuolo. Alessandro, Mauro e Antonio – ché a noi ci si presentano – affiorano da una superficie di stoffa profumata.
Chiedono scusa per il flusso incessante che li accompagna – “ballerini? Danzatori. Ecco, quello” -, il movimento di cui non riescono a liberarsi.
Ora ci ammirano, ora ci scherniscono, infine ci invidiano la nostra compostezza, il nostro sguardo calmo, il nostro essere al sicuro. Di certo riescono nel doppio intento di azzerare la quarta parete e allo stesso tempo di regalarci un’alterità che rimarrà costante per 45 minuti. Di certo ci spiegano perfezione e imperfezione, alla ricerca di un’integrazione totale di tutti e sei i sensi.I tre entrano, escono, interagiscono, discutono, amano, odiano, sorridono, lottano contro quell’imperfezione che ne sporca i movimenti. Tutto senza dimenticare un singolo angolo del corpo, quel corpo bianco, flessuoso, caldo, vivo.
Poi viene il momento della narrazione, il racconto dell’evento che ci rimanda al titolo. In rituali composti e misurati, alienanti e affascinanti insieme, rituali che non riveleremo per non rovinare la sorpresa di un’inventiva sapiente, i danzatori si fanno statue di gesso, creature che l’eruzione di quel Vesuvio incorniciò di lava, incastonandole nella terra come nella Storia. Ora uno scavo – il primo di due, il secondo in programma a fine anno – li riporta alla luce, tirando fuori, sotto gli occhi di tutti, tutta la loro e la nostra umanità.
Aperta, intelligente, attraente, la creazione della Compagnia Caterina Sagna marchia a fuoco i sensi. E lo fa con gentilezza.

Sergio Lo Gatto

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