venerdì 27 giugno 2008

Ripescaggi: Tanto amor desperdiçado al Maschio Angioino


Teatro batte calcio. Ma solo ai rigori


Conoscere può dare una gioia più intensa dell’amore; parola del re di Navarra, che si è lasciato sedurre dal fascino discreto della misoginia. E se i sentimenti sono ridicoli residui adolescenziali da cancellare, come le cicatrici dell’acne che si nascondono benissimo sotto una seriosa barba da autorevole uomo di cultura, il modo migliore per provarlo è convincere i suoi migliori amici a corte a vivere allo stesso modo. Nessun bisogno del mondo esterno per tre anni, donne comprese, il paradiso può essere fabbricato in un recinto di libri, regole e gerarchie consolidate. Se non ci fosse quella seccatura di politica estera dell’Aquitania da gestire, e una delegazione di nobildonne francesi belle e terribilmente intelligenti in arrivo, re Misogino e i suoi potrebbero continuare a sentirsi eroici, coerenti, orgogliosi di se stessi. Ma qualcosa va storto, cresce l’assedio di una “molesta malinconia color sabbia” (sabbia vera che impolvera gli austeri completi scuri dei quattro sedicenti saggi) e Lord Biron è il primo ad accorgersi che “la carne è triste e ho letto tutti i libri” come diceva il poeta, gli schemi mentali, le frasi fatte, i buoni propositi non reggono davanti alle tonnellate di imprevisti che la vita ti getta in faccia tutti i giorni, il re è nudo in senso (quasi) letterale quando i tacchi a spillo e le frasi beffarde di una principessa qualsiasi bastano a lasciargli scritte sanguinose tatuate sul petto e sulle braccia, per il banale motivo che l’amore non si sceglie, succede. I giovin signori di Navarra parlano davvero in portoghese, le quattro svampite irresistibili in un francese fatto di sensiblerie e arroganza provocante che più sexy di così non si potrebbe, un modo geniale per esprimere il meccanismo di una seduzione raffinata: la lingua straniera parlata dalla persona amata acquista un fascino strano, è un nuovo spicchio di mondo che si svela attraverso le parole. Troppo bravi, i ragazzi allenati a duellare nell’arena dei doppi sensi di Shakespeare da Emmanuel Demarcy-Mota: cercano di valorizzare tutto, di non perdere un grammo del testo originale, ma forse sarebbe meglio non aver paura di tagliare quello che lo spettatore di oggi non riesce in alcun modo a capire. Troppo bravi, i ragazzi di Demarcy-Mota, e concentratissimi, nonostante il vuoto irreale provocato dalla partita Italia-Spagna in corso e i bisbigli patriottici tra il pubblico (perché non entra Del Piero, perché è entrato così tardi), nonostante un’invasione molesta di formiche volanti. Per una sera, teatro batte calcio, anche se solo ai rigori.

Silvia Guidi, lettera22

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